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Allarme della meccanica Anima, profitti a picco per sei aziende su dieci

Il 57,4% delle imprese della meccanica associate Anima Confindustria, quasi sei aziende su dieci, prevede una riduzione oltre il 10% dei profitti nel secondo semestre 2022. La causa sono i costi di energia elettrica e gas in continua ascesa, i...

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Il 57,4% delle imprese della meccanica associate Anima Confindustria, quasi sei aziende su dieci, prevede una riduzione oltre il 10% dei profitti nel secondo semestre 2022. La causa sono i costi di energia elettrica e gas in continua ascesa, i massicci rincari e la scarsa reperibilità di materie prime e componenti elettronici, con inoltre aumento dei costi logistici.

E’ questo il preoccupante quadro di allarme che emerge da un sondaggio condotto da Anima Confindustria e somministrato alle sue associate: oltre la metà delle imprese della metalmeccanica italiana ha registrato incrementi nei costi di produzione tra il 10% e il 30%, e per due aziende su dieci gli aumenti toccano e superano il 40% sullo scorso anno. “Per molte aziende della meccanica, il pericolo di un fermo della produzione o chiusura definitiva è reale – dichiara Marco Nocivelli, presidente Anima Confindustria -. Le imprese interpellate chiedono all’unisono maggiori interventi a tutela del mercato, con calmieramenti a livello europeo e tetti ai prezzi del gas”.

Le criticità si riflettono sull’intera catena di valore: le aziende lamentano un mercato fortemente rallentato, oltre che dall’innalzamento dei prezzi di energia e gas, dai fenomeni inflattivi e dall’instabilità generale. Non mancano annullamenti e posticipi di ordini, mentre il 44% del campione registra ritardi negli incassi dai clienti.

“Tra le manovre auspicate dalle imprese – commenta Nocivelli – vi è un maggiore intervento governativo sulle politiche energetiche di transizione ecologica, anche in ottica di riduzione della dipendenza energetica”. Sono in particolare cinque le priorità individuate dalle aziende e che sono riportate nel Manifesto della meccanica per il 2023 tra cui politiche energetiche per lo sviluppo di tecnologie avanzate per la transizione green e misure di tutela dell’export. “Le aziende chiedono di diversificare gli approvvigionamenti – ha proseguito Nocivelli – continuando a incentivare fonti rinnovabili, produzione di idrogeno e biocombustibili, per alimentare un circolo virtuoso di efficienza e risparmio energetico che andrebbe a beneficio comune, dentro e fuori la filiera”.

Nonostante il contesto mondiale così critico, l’export dell’industria meccanica rimane stabile. Dal sondaggio emergono previsioni simili ai valori del 2021, che era stato un anno di grande ripresa, pur senza raggiungere i livelli pre-pandemici. Un segno che le imprese italiane del comparto resistono, rappresentando il prestigio del Made in Italy in tutto il mondo. I fattori congiunturali hanno messo in evidenza la strategicità della componente export per le imprese italiane, rivelando come la proiezione delle aziende nazionali sui mercati esteri possa fungere da vera e propria cassa di risonanza per il Sistema Paese.

“Se attualmente alcuni importanti mercati risultano di difficile accesso, vedi Cina e Russia per motivi diversi, stiamo lavorando per aumentare la nostra presenza su nuove destinazioni – ha spiegato infine Nocivelli -. Per continuare su questa strada, è fondamentale un piano nazionale che aiuti le aziende e recuperare quote di export soprattutto in mercati più piccoli con un tasso di stabilità politica significativo nel medio termine, così come verso altri Paesi in grande espansione, attuale o prevista. Anche per questo Anima Confindustria ha sviluppato un Manifesto della meccanica per il 2023 – che verrà presentato il 21 ottobre all’evento ‘L’industria meccanica oggi per l’Italia di domani’ – con una serie di proposte al mondo politico per far sì che l’export rimanga uno dei punti cardine delle nostre politiche industriali”.

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06/10/2022

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