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Le onde marine costituiscono una delle fonti di energie rinnovabili più interessanti e distribuite sul globo. L’energia delle onde può essere considerata un derivato dell’energia solare, attraverso l’azione dei venti. Il livello di potenza per unità di lunghezza del fronte...
Le onde marine costituiscono una delle fonti di energie rinnovabili più interessanti e distribuite sul globo. L’energia delle onde può essere considerata un derivato dell’energia solare, attraverso l’azione dei venti. Il livello di potenza per unità di lunghezza del fronte d’onda varia dai 25 kW/m nell’Europa del sud (Isole Canarie), fino a 75 kW/m delle coste irlandesi e scozzesi. Nel Mar Mediterraneo la potenza disponibile è significativa e varia in un intervallo compreso tra 11 e 4 kW/m. Se consideriamo anche la potenza sfruttabile in acque profonde al largo delle coste europee, la stima delle risorse totali per l’Europa sale a 320 GW.
Sfruttare il mare per creare energia ha i suoi vantaggi: primo fra tutti evitare il consumo del suolo, fenomeno ampiamente discusso dall’opinione pubblica e oggettivamente critico per i territori ad alta densità di popolazione. Inoltre, dal punto di vista paesaggistico, le installazioni potrebbero essere poste a distanza sufficiente da azzerare l’impatto visivo per l’uomo.
La principale sfida nello sfruttamento di questa ‘energia rinnovabile’ è nella riduzione dei costi di installazione e manutenzione dei dispositivi utilizzabili. In questo panorama si collocano le attività di ricerca che hanno condotto allo sviluppo di un dispositivo per la produzione di energia dalle onde del mare.
Di questo argomento ne parliamo con Giuliana Mattiazzo, Vice-rettore trasferimento tecnologico del Politecnico di Torino.
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